Che cos’è l’Aspi, l’oggetto misterioso del 2013 | La nuvola del lavoro
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Che cos’è l’Aspi, l’oggetto misterioso del 2013
Dal 1 gennaio 2013, i lavoratori disoccupati potranno accedere all’ASPI(Assicurazione sociale per l’impiego) che andrà a sostituire sia l’ indennità di disoccupazione che l’indennità di mobilità, quest’ultima corrisposta al termine delle procedure di licenziamento collettivo.
L’ASPI interesserà tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, compreso gli apprendisti che in passato non godevano di alcuna tutela in caso di cessazione del rapporto. Potranno godere dell’ASPI anche i dipendenti pubblici a tempo determinato che, a differenza dei dipendenti privati, in caso di violazione della normativa sul contratto a termine, non possono chiedere la conversione del contratto di lavoro a termine in contratto a tempo indeterminato.
Il legislatore, consapevole di questa disparità, ha cercato di porre così un minimo rimedio estendendo a tali lavoratori una tutela per la perdita del lavoro. L’ASPI è prevista anche per i soci lavoratori subordinati di cooperative e per i lavoratori dello spettacolo che fino a ieri erano esclusi.
L’ indennità ASPI mensile sarà all’incirca (il calcolo previsto dalla legge è particolarmente articolato) pari al 75% della retribuzione del disoccupato degli ultimi 2 anni (quindi maggiore rispetto alla ex indennità di disoccupazione pari a un iniziale 60% e a un successivo 50-40%), salvo un ulteriore maggiorazione in caso di retribuzioni più alte. Dopo 6 mesi, l’Aspi si riduce però del 15%.
E i collaboratori a progetto, i cd. “lavoratori di serie B”? E’ prevista una indennità una tantum laddove abbiano operato in regime di monocommittenza e non abbiano conseguito, nell’anno precedente, un reddito superiore a 20 mila euro. I collaboratori a progetto dovranno comunque possedere un accreditamento nella Gestione separata INPS di almeno 1 mensilità nell’anno di riferimento e di 4 mensilità nell’anno precedente.
Oltre allo status di disoccupazione, per poter usufruire dell’ASPI ordinaria, il soggetto richiedente dovrà possedere almeno 2 anni di anzianità assicurativa nonché 1 anno di contributi nel biennio precedente l’inizio del periodo di disoccupazione.
E’ prevista anche una mini ASPI per coloro che abbiano almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi (o, se non versati, che risultino comunque dovuti). Non sono stati dimenticati quindi anche coloroche possono far valere solo una contribuzione minima.
Il beneficiario dell’ASPI dovrà aver perso il lavoro per decisione datoriale e non essere dimissionario. Non è possibile accedere all’ASPI neppure se vi è stata risoluzione consensuale del rapporto lavorativo a meno che sia avvenuta durante la procedura di conciliazione, introdotta dalla Riforma del Governo Monti, prevista in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
La stretta di mano che simboleggia la risoluzione consensuale nel caso in cui il datore di lavoro abbia comunicato l’intenzione di licenziare per motivi economici viene così premiata: il lavoratore ottiene subito una tutela per la disoccupazione involontaria fermo restando che può anche concordare con il datore di lavoro l’attivazione di una misura di outplacement che gli consenta quanto prima di ritornare nel mercato del lavoro.
L’indennità di mobilità resterà ancora in vigore ma a partire dal 1 gennaio 2013 subirà progressivamente una riduzione fino a scomparire alla data del 1 gennaio 2016 per essere sostituita definitivamente dall’ASPI. Dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2015, è previsto un periodo transitorio durante il quale l’ASPI sarà erogata in misura progressiva, tenendo sempre conto dell’età del disoccupato.
Sempre in tale periodo, in via sperimentale, è prevista la possibilità del lavoratore di chiedere la liquidazione in anticipo del trattamento ASPI per intraprendere un lavoro autonomo o avviare una impresa o associarsi in una cooperativa nel limite di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015. Tuttavia per l’attuazione di tale norma occorrerà un decreto ministeriale di attuazione che quindi spetterà al prossimo Ministro del Lavoro emanare.
A partire dal 1 gennaio 2016, l’indennità ASPI sarà erogata per tutti per un periodo di 12 mesi, per lavoratori con meno di 55 anni, e di 18 mesi per i lavoratori con più di 55 anni. Nel periodo transitorio (dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2015), l’ASPI sarà erogata in misura inferiore ma con crescita progressiva. Per il 2013 l’ASPI è prevista per un periodo di 8 mesi (per chi ha meno di 50 anni) e di 12 mesi (per chi ha più di 50 anni).
Saranno le aziende a dover finanziare l’ASPI ed è innegabile che il finanziamento sarà particolarmente gravoso. E’ infatti previsto per finanziare l’ASPI un contributo pari all’1,31 % per ogni contratto a tempo indeterminato stipulato (compreso quello degli apprendisti) e un contributo aggiuntivo (oltre a quello dell’1,31%) pari all’1,4% per i contratti a tempo determinato, esclusi i lavoratori assunti per sostituzione e gli stagionali. Ma quest’ultimo contributo potrà essere restituito al datore di lavoro nel caso in cui deciderà di trasformare il contratto a termine in contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Il contributo non è previsto solo in “entrata” ma anche in “uscita”. A partire dal 1 gennaio 2013, infatti, in tutti i casi di interruzione del rapporto di lavoro (escluse espressamente solo le dimissioni), il datore di lavoro dovrà corrispondere all’INPS una somma pari al 50% del trattamento iniziale di ASPI per ogni 12 mesi di anzianità aziendale del lavoratore negli ultimi 3 anni a meno che la risoluzione del rapporto sia dovuta a una procedura di mobilità che prevede un apposito contributo (che scomparirà per essere sostituito dai contributi previsti per il finanziamento dell’ASPI a partire dal 1 gennaio 2017).
Non sarà un anno facile il prossimo 2013 per i datori di lavoro e non lo sarà neppure per i lavoratori che perderanno il lavoro. Saranno richiesti molti sacrifici ma l’ASPI mira all’obiettivo ambizioso di una tutela universale in caso di disoccupazione, un obiettivo di cui i Governi precedenti hanno sempre detto di voler raggiungere ( lo hanno detto tutti i Governi indistintamente dal 1996) senza però fare davvero nulla di concreto.
Tags: ammortizzatori sociali, aspi, Cisl, giovani, impiego, Inps, lavoratori, lavoro, Monti, sindacati
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